Una preparazione precampionato su misura

Una preparazione precampionato su misura

L’importanza di organizzare il proprio piano operativo per la preparazione precampionato considerando il numero di allenamenti, gli obiettivi e… il carico. Tutto ciò che dovete sapere.

Il periodo della preparazione precampionato è molto delicato e affidarsi solo a guide uguali per tutti non sempre è la scelta giusta. Infatti, schemi e tabelle che “vanno bene per tutti” non sono molto appropriati, meglio metterci un po’ di impegno e organizzare il proprio piano. Vi sono, infatti, molteplici fattori che condizionano questo periodo dell’anno: pensate al numero di allenamenti, alla logistica, agli spazi sul terreno di gioco, ai giocatori presenti durante tale fase e alle loro caratteristiche, agli strumenti a disposizione, alla categoria seguita e al livello dei calciatori… Per tali motivi è impensabile che un bel tabellone sia funzionale per tutti i mister.

Il carico

Uno dei più gravi errori in cui si può incorrere durante la preparazione precampionato è quello di voler fare “di tutto” e programmare ad esempio allenamenti di oltre due ore a intensità elevatissime, quando poi, per forza di cose, non si avrà il tempo di continuare sulla stessa linea. Ecco che il carico del singolo allenamento, collegato a quelli precedenti e a quelli successivi, fa la differenza e va sempre contestualizzato in base anche al livello, al tempo e alla categoria allenata.
Cos’è il carico dell’allenamento? Semplificando, rappresenta la somma delle sollecitazioni funzionali dal punto di vista energetico, meccanico e nervoso richieste a un giocatore per eseguire un determinato allenamento/partita.
Quello massimo che abbiamo utilizzato come presupposto operativo è di 13 ed equivale a un riscaldamento (pre-partita) più tre carichi elevati. Corrisponde appunto a un’amichevole disputata
per almeno 75’ con messa in azione. Questo è l’unico caso, nella preparazione precampionato, in cui si possono utilizzare tre alti carichi perché corrispondono ognuno a 25-30’ della gara giocata (25’ x 3 = 75’). Infatti, per meglio visualizzare la programmazione, per ogni obiettivo (tecnico e fisico) e intensità abbiamo affiancato un colore e un numero (tabella A).

Tabella A, le intensità per organizzare la preparazione.
Tabella A.

Per rendere tutto più facile, abbiamo pensato a tre intensità: quella bassa (verde, pensiamo a un riscaldamento per capirci), quella intermedia (gialla) e quella alta (rossa). L’allenamento è stato diviso in tre fasi: iniziale, centrale (più lunga, quindi con due possibili proposte) e finale. Ogni mister potrà decidere, dunque, quali obiettivi inserire in ogni momento e anche che intensità richiedere ai propri giocatori.
Tenendo presente che posizionare più di due “rossi” in una seduta è sconsigliato in quanto il carico potrebbe risultare troppo elevato e causare infortuni (come detto i tre carichi rossi sono permessi e rappresentano la partita amichevole).

La progressività

È uno dei princìpi dell’allenamento. Nel proprio piano, che sia di 10, 15, 21 o anche più giorni, è sempre determinante che vi sia un incremento graduale della quantità degli stimoli. Per capirci: non possiamo proporre nel primo allenamento un possesso palla ad alta intensità di 30’, ma bisogna arrivarci per gradi. Per consentire un adattamento adeguato, è importante prevedere anche sedute di “scarico” (o meglio allenamenti in cui intensità e volume sono inferiori alle precedenti).
Consigliamo anche che a 2-3 allenamenti di carico ne segua uno a “ritmo” più basso. La medesima progressività vale anche all’interno della stessa seduta: è poco efficace, anzi direi pericoloso, partire con un esercizio ad alto carico nei primi minuti. Bisogna preparare il fisico e quindi, il riscaldamento diventa fondamentale. Solo in seguito si possono alzare i ritmi.

La seduta dall’allenamento

Per chiarezza esplicativa, l’abbiamo divisa in tre fasi (iniziale, centrale e finale), con il momento principale della seduta diviso in due parti. Idealmente la durata di ognuna è pari a 25’ circa (25’ x 4 = 1 ora e 40 minuti). Questa è l’indicazione di massima, sarà poi compito dell’allenatore capire la situazione della squadra e modificare quanto programmato.

L’apertura della seduta è il classico riscaldamento (attivazione): può essere svolto con o senza palla e il carico deve rimanere basso (verde). È una fase importante perché permette di preparare l’organismo a quella successiva e all’interno della stessa il ritmo deve incrementare progressivamente. Il secondo è quello principale e serve per migliorare – in base all’obiettivo scelto – le qualità fisiche e quelle tecnico-tattiche (o anche solo quest’ultime). Sarà importante concatenare intensità e fini rispettando i princìpi sopra citati. E come detto, due “rossi” vicini… meglio evitarli. E lo stesso vale per due obiettivi prettamente fisici (a secco). Inoltre, ricordiamo che non si è obbligati a occupare entrambe le parti (si può optare, in alcuni casi – vedi sedute con carico più basso – per allenamenti più brevi). La parte conclusiva può essere di tipo tecnico oppure fisico, per lo più sulle capacità aerobiche (carico alto) oppure come defaticamento (carico basso – preventivo-coordinativo).

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