GLI ESERCIZI MONOPODALICI

GLI ESERCIZI MONOPODALICI

L’utilità di lavorare per gli arti superiori con un solo appoggio sul terreno. Una serie di proposte sia statiche sia dinamiche, con e senza supporto.

In molti sport di squadra come il calcio, il basket, ma anche nel volley pur se in modo minore, poche azioni avvengono con entrambi i piedi a terra. Se pensiamo per esempio alla corsa, questa non è altro che un’azione ciclica a una gamba, di fatto una serie di balzi orizzontali. Detto questo e ricordando anche la grande quantità di salti, stacchi, conclusioni a rete… che solitamente un calciatore compie, è chiaro che il lavoro monopodalico è senza dubbio importante.

Da una classificazione di Boyle possiamo dividere gli esercizi monopodalici in esercizi “ginocchio dominante”, ovvero varianti del movimento dello squat, e ad “anca dominante”, cioè quelli che danno priorità ai glutei e agli ischiocrurali (varianti degli stacchi a gambe tese o dei “ponti”).

Inoltre, le proposte monopodaliche possono essere suddivise in statiche come lo squat a una gamba o dinamiche come gli affondi. E proprio questa scansione sarà l’argomento principale dell’articolo. Incominciamo dicendo che negli esercizi statici i piedi non si muovono: uno o entrambi sono a contatto col terreno, mentre il corpo si sposta su e giù sul piano sagittale. Gli esercizi monopodalici statici possono poi essere ulteriormente divisi in “con o senza supporto”.

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