Giochiamo insieme

Giochiamo insieme

Come stimolare la collaborazione tra i bambini grazie a proposte ludiche divertenti. Le modalità di comportamento dell’allenatore.

Il calcio è un gioco di squadra complesso, che va affrontato da giocatori che possiedono buonissime competenze relazionali e che presuppone capacità psicologiche di tipo sociale (vedi sotto). Contrariamente a quello che si crede, gli sport di squadra sono poco consoni ai bambini piccoli: per loro è difficile giocare cooperando, perché sono egocentrici. Il calcio è più adatto agli atleti maturi, che lo scelgono liberamente e che possiedono spiccate attitudini alla socialità. Le abilità socio-relazionali possono essere sviluppate attraverso alcuni giochi ed esercizi, ma soprattutto vanno incrementate grazie alle competenze metodologiche e relazionali dell’allenatore. Per far sì che i ragazzi collaborino occorre partire da alcuni obiettivi che sono alla base della capacità di relazionarsi con gli altri, quali per esempio:

  • conoscere i compagni;
  • accettare tutti;
  • ascoltare gli altri;
  • rispettare i compagni e mostrare fiducia in loro.

Solo dopo avere raggiunto tali obiettivi, i giocatori possono sviluppare la capacità di collaborare, cioè sapranno esercitarsi e giocare con tutti. Quando i calciatori si mostreranno disponibili a “lavorare” con gli altri, allora si potrà perseguire la finalità più impegnativa della cooperazione, intesa come la capacità di “operare” insieme per uno scopo comune.

Le competenze relazionali dell’allenatore

Il calcio può favorire l’acquisizione della collaborazione e della cooperazione, a condizione che gli allenatori:

  • rappresentino un modello di riferimento;
  • pongano tali abilità come obiettivi da raggiungere;
  • creino un clima relazionale positivo fra i giocatori;
  • facilitino i buoni rapporti fra i giocatori e gli adulti.

Il clima relazionale positivo favorisce lo spirito di gruppo e la relazione d’aiuto. Alcuni comportamenti ideali per raggiungere tale scopo sono:

  • incoraggiare, gratificare o riprendere tutti, evitando di schernire i meno capaci o chi disturba ed è fonte di distrazione;
  • rivolgere a ciascuno una parola e dei gesti di attenzione, indipendentemente dalle abilità mostrate;
  • coinvolgere tutti i giocatori, chiedendo pareri, proposte e sensazioni;
  • non escludere i meno abili e non esaltare i più bravi;
  • stabilire le regole di convivenza civile (accettazione e rispetto degli altri), chiarirle, cercarne la condivisione e farle rispettare fermamente;
  • sottolineare con moderazione meriti e demeriti dei singoli davanti a tutti;
  • rivolgere attenzione e consigli a ciascun componente della squadra;
  • trattare i “casi difficili” in modo riservato e discretamente (in separata sede).

Il cerchio

Disporre in cerchio i propri giocatori, in alcuni momenti dell’allenamento, può favorire lo sviluppo delle capacità alla base della collaborazione (come la disponibilità ad ascoltare) e consente all’allenatore di monitorare la situazione relazionale all’interno dello stesso. In questo ambito circoscritto si possono stimolare i giocatori ad assumere posizioni d’ascolto quali: guardare chi sta parlando, non solo con lo sguardo ma rivolgendogli tutto il corpo; assumere un atteggiamento di attenzione e disponibilità; avere pazienza. Il cerchio, inoltre, è lo spazio opportuno per comunicare e il luogo ideale per parlare: ci si vede e ci si sente meglio. Tutti sono alla stessa distanza, il contatto visivo è favorito, nessuno può nascondersi”, si può dialogare con un tono di voce normale, non serve urlare e si fa “gruppo”. Si imparano le regole della comunicazione socialmente corretta come: parlare per alzata di mano, uno alla volta; lasciar “intervenire”; completarsi a vicenda; evitare attacchi diretti, “parolacce”; ascoltare gli altri; non giudicarli per come si parla e per cosa si dice; accettare il punto di vista altrui e contraddire cortesemente; non ridicolizzare.

Le competenze metodologiche dell’allenatore

Il tecnico può adottare alcuni accorgimenti metodologici, durante le sedute e le partite, per favorire la collaborazione fra i suoi giocatori. Eccone alcuni.

Variare spesso le coppie
Per sviluppare la capacità di esercitarsi con tutti i compagni senza preferenze e distinzioni, l’istruttore potrebbe cambiare spesso le coppie secondo diversi criteri. Per esempio, può formare coppie:

  • omogenee (uguali capacità);
  • eterogenee (diverse abilità);
  • utilizzando parametri morfologici (altezza, colore capelli, iniziale del nome…);
  • lasciando libertà di scelta;
  • in modo casuale.

Il turn-over e la collaborazione
Accettare la panchina a qualsiasi età e a qualunque livello è sempre difficile, per evidenti ragioni. Eppure negli sport di squadra è giocoforza disporre di giocatori di riserva pronti a entrare in campo per qualsiasi evenienza. Come si sentono i calciatori che “provano” troppo spesso la panchina? Quali sentimenti nutrono verso i compagni che giocano sempre? Non utilizzare l’ingresso a turno in partita di tutti i giocatori può provocare malcontento, risentimento, invidie, comportamenti che rischiano di creare rapporti conflittuali e scarsa coesione del gruppo. Un mister che non sfrutta il turn-over difficilmente può chiedere comportamenti collaborativi fra compagni di squadra. Dialogo, chiarezza e coerenza potrebbero essere comportamenti che favoriscono un clima collaborativo.

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