Aurelio Andreazzoli: l’organizzazione della fase di possesso, i principi di gioco

Aurelio Andreazzoli: l’organizzazione della fase di possesso, i principi di gioco

Le principali indicazioni e i princìpi di gioco in cui crede, di mister Andreazzoli, al nostro Master di Coverciano.

Bisogna crederci sempre. L’occasione capita, ma bisogna cercarsela. L’importante è “esprimere” il massimo di se stessi, mettersi in gioco e avere le idee chiare. Questo uno dei primi concetti che mister Aurelio Andreazzoli ha evidenziato al nostro Master di Coverciano.

Andreazzoli è un grande sostenitore dell’utilizzo del drone, che consente di riprendere le esercitazioni da varie angolazioni. «È un mezzo molto interessante, che ti aiuta a rivedere il lavoro fatto appena mezzora dopo la fine della seduta». Oltre a questo, si possono riprendere le esercitazioni da varie angolazioni, potendo così utilizzare più prospettive per verificare il lavoro in funzione dell’obiettivo che si sta perseguendo.

Il neo allenatore del Genoa ha poi consigliato a tutti di rifarsi alla teoria: «Spesso si dice che il calcio sia una situazione pratica; lo è infatti, ma senza una base teorica è più difficile affrontare un percorso». Un percorso, il suo, dalla gavetta alla Serie A. Dopo queste premesse, il mister toscano ha sottolineato come spesso si parli di allenare per princìpi o per “sistemi”, un dibattito che – per alcuni versi – può lasciare il tempo che trova. Infatti, l’approccio è in apparenza molto semplice: i cinque princìpi della fase di possesso (scaglionamento, profondità, ampiezza, mobilità e imprevedibilità), illustrati da tempo alla scuola allenatori, rappresentano la base della fase offensiva di qualsiasi squadra, a prescindere dalle dislocazioni tattiche da attuare. «Sono il nostro vangelo – dice Andreazzoli. E sono anche le linee guida del lavoro annuale, quelle che permettono al tecnico di valutare il livello al quale si trova la squadra in rapporto alla corretta applicazione dei princìpi stessi. Sono i princìpi a comandare sul sistema.»

Nel momento in cui si deve analizzare a che punto ci si trova del percorso con il proprio undici, ad esempio per comprendere se è stato realizzato quello che si ha in testa, se il lavoro è stato davvero efficace, diventa semplice averli come riferimento e utilizzarli per verificare dove si è arrivati.

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