Le competenze dell’allenatore

Le competenze dell’allenatore

Le competenze necessarie per fare l’allenatore sul campo con lecategorie dell’attività di base. Le proposte pratiche del responsabile dell’attività di base dell’Atalanta e nostro storico collaboratore.

Nella seconda giornata del Master di settore giovanile l’intervento sul campo di Stefano Bonaccorso, responsabile dell’attività di base dell’Atalanta, mette l’accento sull’importanza delle capacità e delle abilità che occorrono all’allenatore dei giovani. Le competenze necessarie all’allenatore sono di diverso tipo: di tipo tecnico, metodologico, organizzativo e relazionale. Inoltre, il tecnico bergamasco propone alcune esercitazioni sul terreno di gioco coi “ragazzini” dell’Affrico.

Teoria sul campo

Per quanto riguarda le competenze tecniche, spiega come esse siano legate ai gesti tecnici e ai fondamentali propri del gioco del calcio. Il compito del mister è saper scegliere le proposte adeguate, variarle in funzione della difficoltà, individuare gli errori e correggerli. Per quanto riguarda le competenze metodologiche, l’allenatore deve insegnare ai suoi allievi con un metodo, uno stile che può rientrare in due categorie:

  • direttivo – quando si spiega, si danno consegne, si corregge;
  • partecipativo – è quello che favorisce appunto la partecipazione mentale e motoria del giocatore e lo mette in condizione di ragionare da solo grazie, ad esempio, a delle domande poste dal mister (“Con quale superficie del piede tocchiamo la palla per andare più veloci?”). In questo modo si favorisce il confronto collettivo e si stimola il processo cognitivo.

Passando alle competenze organizzative, Bonaccorso ha indicato come esse riguardino la strutturazione degli spazi di “lavoro” e i tempi. Un mister organizzato deve mantenere alto il tempo di lavoro in modo da evitare o limitare al massimo le pause a favore dell’apprendimento; deve preparare i settori di allenamento prima della sessione e saper dosare il minutaggio tra spiegazione e parte pratica. Conclude analizzando le competenze relazionali essenziali per un allenatore: la comunicazione con i propri giocatori è determinante, l’istruttore deve saper cogliere il loro stato emotivo, mettere in evidenza i piccoli progressi attraverso il rinforzo positivo, coinvolgere tutti gli allievi nelle diverse esercitazioni, incoraggiarli e gratificarli. È quindi fondamentale possedere e incrementare continuamente queste quattro competenze per insegnare e preparare i giovani calciatori.

Le proposte pratiche

Avendo come obiettivo quello di focalizzare l’attenzione sui comportamenti dei tecnici, Stefano Bonaccorso ha proposto diverse esercitazioni – di facile esecuzione – in cui le varianti la facevano da padrone. Inoltre le parole usate coi ragazzi, il tono di queste e le piccole correzioni facevano la differenza.

Riscaldamento, conduzione palla rettilinea

Si preparano 2 corridoi lunghi 20 metri con una fila (ridotta) di giocatori per ciascuno spazio. A turno, i giocatori avanzano conducendo la palla prima con l’esterno del piede, poi con l’interno, quindi di suola, collo, punta, tacco. I ragazzi erano stimolati a provare soluzioni sempre nuove (figura 1). Varianti: all’andata si lavora con il piede forte, nel tratto di ritorno con l’altro; il mister alle spalle indica un numero per costringere i giocatori a guardare dietro e non solo la palla.

Duello con conduzione rettilinea

Nel medesimo corridoio della proposta precedente, un attaccante conduce la palla con una superficie del piede prestabilita (interno, esterno, suola…), il difendente deve cercare di fargli perdere l’equilibrio (“spinte” e disturbi di vario genere); poi si cambiano i compiti (figura 2). “Con quale piede bisogna portare la palla se l’avversario viene da destra?”.

La staffetta

Sempre nei due corridoi, si affrontano due squadre in una staffetta con conduzione palla fino a riga/cinesino come in figura 3; il primo giocatore di ogni fila guida la palla, la arresta nei pressi della linea, esegue un cambio di senso e torna verso il compagno successivo con uno sprint. Questo elemento si dirige verso il segnacampo, recupera il pallone, effettua cambio di senso e torna in conduzione per dare il testimone (la palla) al compagno e così via… Variante: scegliere diverse superfici del piede per l’arresto della sfera.

Le quattro capitali

Quattro giocatori/attaccanti sono disposti sugli angoli (capitali) di un quadrato di 10 metri di lato, mentre un difensore si trova in mezzo al quadrato; l’obiettivo è quello di scambiarsi le posizioni correndo, con la maggior frequenza possibile evitando che il difensore al centro “rubi” il posto. L’elemento che rimane senza capitale diventa difensore. Gli attaccanti scelgono autonomamente il momento più opportuno per cambiare angolo con un compagno. Vince chi visita più città (figura 4). Questa proposta stimola la capacità di sprint e di arresto, i numerosi modi di stoppare la palla (suola, interno, esterno…) portano il giocatore a sperimentare diverse soluzioni.

Infatti, la proposta, dopo un periodo iniziale in cui si lavora a secco, deve essere svolta con il pallone (prima palleggiando tipo pallacanestro, poi coi piedi). Inoltre, la lettura della situazione comporta un’intesa, una comunicazione verbale e non, con il compagno al fine di trovare il momento ottimale per lo scambio. “Quando il giocatore senza palla cerca l’interscambio? Quando il difensore è di spalle? O quando lo guarda?” Varianti: lavorando preferibilmente in due spazi per allenare 10 giocatori, si possono legare questi condividendo i cantoni e aumentando il numero di difensori e di partecipanti; si modifica il quadrato aggiungendo un altro elemento e formando un pentagono.

3>3 con 4 porte

In uno spazio di 20-25 x 15-20 metri con 4 porticine si affrontano due squadre di 3 giocatori ciascuna. La squadra in possesso deve realizzare il maggior numero di reti nelle due porticine avversarie (figura 5). L’applicazione dei princìpi si manifesta nel 3>3 con 4 porticine attraverso la lettura della situazione: la presenza di 2 porte stimola il giocatore a scegliere dove fare gol in base alla difesa avversaria. Se lo spazio è libero, il giocatore può condurre la palla, se lo spazio è chiuso può ricorrere al dribbling o ai cambi di senso e di direzione. Variante: si aggiungono 2 giocatori, uno per squadra, che stazionano nei pressi delle porticine in cui il proprio gruppo deve segnare. A discrezione dei compagni, questo può subentrare dando il cambio agli interni; l’attaccante entra in conduzione nella porticina al posto di calciare la sfera al suo interno.

Autore: Sandra Ricci.