La tattica del Mondiale 2

La tattica del Mondiale 2

Non basta palleggiare

Con coach Vanni Sartini, tecnico dei Vancouver Whitecaps, la seconda analisi tattica sul Mondiale. Sarà riferita alle squadre che giocano oggi gli ottavi.

Nella prima parte di questo approfondimento tattico sui Mondiali, Vanni Sartini, tecnico dei Vancouver Whitecaps (team della MSL) ci aveva parlato dell’importanza degli inserimenti offensivi, con e senza palla, dei moderni centrocampisti, analizzando tatticamente le squadre che si sono affrontate nei primi quattro ottavi. Ora tocca ad alcune nazionali che si confronteranno oggi e domani. I temi principali? Ancora una volta la mobilità degli uomini in mezzo al campo, a cui si aggiunge la gestione del possesso, l’attenta fase difensiva e… l’efficacia della conduzione di palla.

Vanni, la Spagna ha conquistato la qualificazione nonostante la sconfitta col Giappone…
«Sì, e il messaggio che possiamo trarre è: non basta più palleggiare, anche se bene, bisogna saper andare con dei giocatori oltre la linea difensiva. Quando si è diffusa la soluzione di gestire il palleggio in modo prolungato, tipico dei club spagnoli ad esempio, gli avversari alternavano fasi di difesa bassa ad altre di aggressione. E i risultati non erano sempre ottimali. Ora si difende di gruppo, in forma compatta, anche molto vicino alla propria area. E si riparte in campo aperto. Una difesa attiva, aggressiva, ben organizzata. Diventa complicato avere la meglio. Comunque, se nessuno ti concede spazi tra le linee, allora devi cercarli sopra! Così il Giappone ha battuto la squadra di Luis Enrique. Con il 18% di possesso.»

L’attenzione difensiva e la densità dei giapponesi si nota nella foto 1 con Gavi costretto ad arretrare e a smarcarsi sul lato debole. Appena riceve viene però triplicato (foto 2). E ancora: la compattezza di difesa e centrocampo obbligano il centrocampista spagnolo ad arretrare per palleggiare (foto 3, 4 e 5).

Però gli spagnoli hanno passato il turno. Cosa possono fare adesso?
«Idealmente, ci vorrebbero centrocampisti o punte che “vanno dentro”, in verticale, che si inseriscono, ma la Spagna è l’unica squadra che – per cultura e metodo – potrebbe scegliere di palleggiare ancora di più. Magari con un attaccante diverso, insomma con un centravanti che non c’è, perché il vero “centravanti è lo spazio”. Sono capaci di imbucare e fraseggiare anche dove ci sono tanti uomini. Con Morata che potrebbe diventare la mossa degli ultimi venti minuti.»

Dimmi qualcosa sul Giappone…
«Che quando deve subire la partita, lavorare basso e ripartire è molto pericoloso. Quando deve fare la gara… un po’ meno. Guarda contro la Costa Rica. Come affrontarlo? Dandogli la palla.»

Veniamo alla squadra favorita per tanti addetti ai lavori, il Brasile.
«Sono d’accordo. Hanno tutto. A partire da un centravanti moderno come Richarlison (nella foto 6 è a destra, nella 7 è a sinistra, nella 8 funge da riferimento centrale), che sa svariare su tutto il fronte offensivo, garantendo inserimenti e movimenti dentro il campo di esterni e centrocampisti. Difensivamente sono attenti e moderni, le “preventive” le curano parecchio. E non attaccano con 8 elementi come fa la Spagna, facevano la Germania e anche gli USA: 7 bastano, quindi corrono meno rischi sui contrattacchi. Simile al Brasile per qualità individuale c’è il Portogallo.»

Un cenno alla Croazia è doveroso. Cosa ne pensi?
«Che ha un centrocampo davvero interessante, che ruota, che cambia posizioni e soprattutto con elementi, vedi Kovacic, Brozovic e Modric, che sanno condurre palla. “Provocano” gli avversari, li battono, ottengono superiorità numerica e possono essere decisivi. Insomma, non utilizzano il passaggio come arma per superare le organizzazioni difensive più accorte, ma la guida.»

Nelle foto 9 e 10 si notano prima Brozovic palla al piede (vertice alto del centrocampo) e poi Kovacic che conduce palla e subisce fallo.

Peccato non esserci, abbiamo anche noi come Italia centrocampisti di assoluto valore…
«Verissimo, infatti all’Europeo abbiamo fatto bene, molto bene. Però, c’erano due elementi sulle corsie come Chiesa e Spinazzola che sfruttavano il palleggio dei compagni e vincevano gli uno contro uno. Purtroppo poi si sono infortunati e… il palleggio non è bastato.»

Autore: Luca Bignami. Ha collaborato Alberto Nabiuzzi.
Si ringrazia per i frame InStat, per la foto di copertina Italyphotopress.

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