La fase offensiva col 3-5-2

La fase offensiva col 3-5-2

Come organizzare la fase offensiva col 3-5-2: quattro soluzioni da adottare in base alle caratteristiche dei propri uomini e degli avversari.

Come per tutti gli altri sviluppi offensivi e difensivi, non esiste una univoca tipologia di comportamento della squadra per la finalizzazione del gioco nel sistema 3-5-2. Infatti, le scelte dell’allenatore saranno dettate dalle caratteristiche dei propri giocatori e da quelle degli avversari da affrontare, in modo da definire razionalmente la strategia e i compiti tattici per ogni singolo calciatore. In questo articolo analizziamo alcune possibili scelte (probabilmente le più comuni) di questa organizzazione, in modo tale da sviscerare un ampio ventaglio di possibilità, affermando comunque che è un esercizio praticamente impossibile indicare tutte le opzioni. Infatti, ogni allenatore può e deve essere creativo nel trovare soluzioni efficienti per il proprio impianto tattico.

Due punte vicine

È la soluzione classica, quella che, molto spesso, sta alla base della scelta di tale sistema; si tratta di sfruttare la possibilità di avere due attaccanti abili nei movimenti coordinati, in modo da creare situazioni in cui possano o giocare tra di loro o organizzare il movimento per ampliare lo spazio da difendere per i difensori. Come abbiamo spiegato più volte, la scelta di questo attacco
si basa su semplici premesse e princìpi:

  • il posizionamento dei due attaccanti vicini e sulla stessa linea (10-15 metri di distanza in senso orizzontale);
  • l’utilizzo di giocatori che occupano l’ampiezza per garantire sia i corridoi di passaggio per le due punte sia gli sviluppi per gli inserimenti dopo la giocata su quest’ultime;
  • il concetto che prevede, quando il portatore di palla ha tempo di gioco (figura 1), di coordinare il movimento con la punta centrale di parte. Questa decide il movimento e l’altra si muove di conseguenza;
  • il principio che, a palla “improvvisa” (portatore di palla che non ha tempo di gioco – figura 2), le due punte mantengono inizialmente il rapporto di vicinanza per poi decidere il movimento a seconda di quale delle due riceve la sfera (con l’altra che agisce per uno scarico o per l’unodue principalmente).

Questo tipo di attacco si presta a essere estremamente efficace contro difese a 4 giocatori che utilizzano un centrocampo piatto davanti a loro (4-2-3-1, 4-4-2); i due offensivi, difatti, se ben supportati dall’occupazione laterale dello spazio, potranno spesso giocare 2>2 coi difendenti; qualora poi la squadra avversaria voglia mantenere il sistema e abbassare i due centrocampisti centrali a protezione del 2>2 centrale, si avrà l’opzione di sfruttare la superiorità numerica in fase di costruzione e di sviluppo, ricorrendo maggiormente al possesso rispetto a un gioco più diretto verso le punte centrali.

Quattro punte coordinate

Come sappiamo è una soluzione scelta da chi ha una filosofia di attacco che tenta di allungare la difesa avversaria, portando il maggior numero di giocatori possibili sulla linea degli oppositori. Questo per ricercare o la parità numerica in tale zona o una decisiva superiorità numerica nella fase di costruzione gioco. Optando per questo tipo di attacco sembrerebbe molto difficile organizzare e coordinare il movimento di 4 elementi sulla linea offensiva: infatti, è praticamente impossibile. Un principio più semplice da utilizzare è individuare la coppia di giocatori più vicina al pallone in ogni situazione e lavorare
con i princìpi dei due attaccanti classici. Come nel 3-5-2 con due punte vicine, il meccanismo è deciso sempre dal calciatore più vicino alla palla, che stabilisce dove muoversi, mentre l’altro agisce di conseguenza. Al contrario della precedente soluzione, in questa “versione” gli attaccanti centrali sono molto più mobili e, con palla esterna, quello di parte va a formare la coppia con chi si trova in posizione di ala (spesso l’esterno che si è alzato per andare in linea con le punte), per “scardinare la difesa avversaria” formando il 2>2 non solo centralmente, ma anche sugli esterni. In tale situazione, la punta centrale lontana ha principalmente due soluzioni:

  • giocare sullo sviluppo – ritarda il movimento di alcuni istanti, cercando di capire chi riceverà palla dal centrocampista, per poi lavorare di conseguenza (figura 3);
  • scegliere di attaccare immediatamente uno spazio che di sicuro non sarà presidiato dai due giocatori più vicini alla sfera, di fatto “allontanandosi” dalla stessa (attaccando il lato debole o la profondità) per non disturbare l’azione dei due compagni. In tal caso il suo comportamento influenza quello della quarta punta (l’ala opposta), che deve decidere in quale settore dirigersi (figura 4).

Questo tipo di attacco può essere molto efficace se l’undici avversario riesce a neutralizzare la possibilità delle nostre due punte di giocare vicine tra loro centralmente. Parliamo, ad esempio, di una squadra con 3 difensori centrali che può organizzare un 3>2 in tale zona per annullare i movimenti dei due attaccanti grazie alla superiorità numerica. Oppure se si affronta una squadra che adotta una difesa 2+1, con due centrali e un mediano davanti a loro, riuscendo a impedire le giocate sull’imbuto centrale per la protezione del centrocampista basso davanti alla difesa.

Punte in verticale

A volte si sceglie il 3-5-2 avendo una delle due punte che è un trequartista o un centrocampista offensivo, piuttosto che un vero e proprio attaccante centrale. Questo porta a giocare la fase offensiva non più con due attaccanti che giocano stretti, annullando così il principio classico di scelta di questo sistema (avere i due attaccanti vicini). Tale decisione comporta un cambiamento radicale anche nello sviluppo della fase offensiva. Un solo terminale d’attacco porta, quasi naturalmente, a un maggiore orientamento della squadra al possesso; avere meno elementi sulla linea offensiva presenta inoltre due aspetti:

  • la difficoltà nel mantenere il possesso con un gioco diretto per mancanza di opzioni al giocatore in attacco se si effettua una costruzione subito verticale;
  • la presenza di un maggior numero di elementi coinvolti nella costruzione, che può garantire quindi superiori soluzioni di passaggio e un più fluido sviluppo della costruzione stessa.

Il rombo di centrocampo che si forma, infatti, fa propendere per questo tipo di scelta contro ad esempio un 4-3-3, se si desidera creare una superiorità numerica centrale per sviluppare il gioco e, al tempo stesso, dare la possibilità agli esterni di alzarsi e andare a posizionarsi in linea con l’attaccante centrale. Il sistema diventa quindi un 3 – rombo – 3 in fase offensiva. Lo stesso concetto vale contro una difesa a 3 centrali: si annulla di fatto il vantaggio del 3>2 contro le nostre punte e si costringono gli avversari a una scelta:

  • mantenere i 3 centrali, ma avere un calciatore libero fra le linee;
  • alzare uno dei 3 centrali in marcatura, scombussolando e trasformando di fatto l’impianto difensivo.

Specie se utilizzata contro 3 centrali, questa situazione necessita la presenza di un trequartista mobile, abile a lavorare su tutto il fronte di attacco. Così facendo, non favorisce una facile lettura da parte della difesa avversaria e gioca, secondo la situazione, di coppia in maniera orizzontale con l’esterno che si alza, o utilizza i tipici comportamenti della coppia verticale (con il giocatore più vicino alla palla a dettare il movimento).

Trequartista e due punte

Avere uno dei due interni (o entrambi) che possano diventare un trequartista in fase offensiva è un’arma molto importante se si sceglie il 3-5-2. Questo giocatore, infatti, consente di cambiare il sistema da una struttura con 2 offensivi centrali a una con 3 elementi in tale spazio, cambiando chiaramente le dinamiche di attacco e le necessarie letture degli avversari. Il trequartista, sia che lo diventi ad esempio una delle due mezzali (figura 5), spesso quella opposta, che si alza in costruzione bassa, sia che lo diventi un giocatore predefinito in forma costante con una trasformazione del sistema (pensiamo a un elemento dei tre di centrocampo che si alza tra le linee ogni qual volta la squadra è in possesso), crea il triangolo trequartista – due punte. Tale triangolo ha particolari sviluppi di gioco che coinvolgono il coordinamento del trequarti e della punta di parte, coi movimenti dei due attaccanti in verticale. Il terzo uomo agisce sullo sviluppo o attacca immediatamente la profondità.

Questo tipo di attacco, che permette di lavorare in maniera diretta contro squadre che sfruttano un centrocampista davanti ai difensori centrali (4-3-3, 3-5-2…) per annullare la chiara superiorità numerica in tale spazio, deve utilizzare le corrette combinazioni a 3 così che i nostri giocatori abbiano maggiori possibilità di ricevere palla. Al contrario degli altri sistemi sopracitati, poi, questa rotazione in fase offensiva consente di avere due centrocampisti davanti alla difesa: anche se probabilmente toglie qualcosa in fase di inserimento da parte delle mezzali (che, di fatto, in questa versione non ci sono), garantisce con un centrocampista centrale in più una buona dislocazione sulle transizioni negative, che si possono organizzare con uno schieramento 3+2 anziché 3+1 come avviene in tutte le altre rotazioni proposte precedentemente. Ecco che una scelta del genere, in funzione delle necessità della squadra nel momento in cui si perde il pallone, può essere efficace contro avversari pericolosi nei contropiedi e nelle ripartenze.

Autore: Vanni Sartini.
Foto: Italyphotopress.