Vincenzo Vivarini: è sempre tempo di cambiare

Vincenzo Vivarini: è sempre tempo di cambiare

Alberto Nabiuzzi

Proseguendo nella settimana…
«Mercoledì effettuiamo la doppia seduta con obiettivo di forza, di solito con lavori isoinerziali e sfruttando il carico naturale. Sul campo invece ricreiamo e interveniamo sulle situazioni che non sono state svolte al meglio nell’ultimo incontro, aspetti che sono prima affrontati con i video. Al pomeriggio ci sono possessi a campo ridotto con ricerca della massima intensità in pressione; sollecitiamo parecchio la tattica individuale. Credo sia importante e mi piace perfezionare gli aspetti analitici e quelli di tattica individuale, vedi l’1>1, perché permette di migliorare il singolo e di conseguenza ne beneficia il gioco globale. Talvolta utilizziamo anche giochi di posizione, con un preciso obiettivo che può essere lo sviluppo della manovra in ampiezza piuttosto che in verticale. Questo anche in base agli avversari che andiamo ad affrontare.»

Successivamente?
«Il giorno seguente sviluppiamo diverse partite a temi. Facciamo vari step in progres­sione, spesso legati alla partita che ci aspetta, costruendo esercitazioni che ci permettono di ripetere con frequenza le situazioni che prevediamo di trovare in gara. Ad esempio, se una squadra gioca spesso palla lunga lavoriamo sulle seconde palle, mentre se costruisce dal basso stimoliamo le pressioni alte. In queste esercitazioni utilizziamo i ragazzi della Primavera che simulano le aggressioni degli avversari.»

Questi ultimi lavori come li proponete?
«Solitamente prima a reparti distinti, non immediatamente 11>11. Se ad esempio giochiamo con una squadra che difende 5-3-2 facciamo un 3+2 che pressa i nostri costruttori ovvero la linea difensiva. Gli attaccanti separatamente affrontano i 5 + il play. Nella parte finale della sessione cerchiamo di assemblare il tutto. Niente giocate prestabilite ma libertà ai giocatori per la risoluzione delle diverse situazioni che porta un incontro.»

E la rifinitura?
«Il giorno antecedente la partita prepariamo i piazzati dove curiamo la sincronia dei movimenti e gli spazi da generare e attaccare. Sarri mi ha trasferito l’importanza e la passione di prestare grande attenzione alle palle inattive. Poi c’è una parte di reattività col preparatore.»

Ci vuoi lasciare con un messaggio per gli allenatori?
«Credo sia importante essere molto curiosi, avere una mente elastica e capacità di mettersi continuamente in discussione, con umiltà. Il calcio è in continua evoluzione, dunque bisogna partire da alcune idee proprie ma è indispensabile rivedere e correggere le proprie convinzioni nel corso del tempo.»

Catanzaro: una storia da ricordare

Fondata nel 1929, la società calabrese è da alcuni anni una stabile realtà in Serie C. Nelle ultime 4 stagioni inoltre si è sempre qualificata ai play-off, nelle più recenti ha concluso il suo girone al secondo posto per ben 2 volte. Vanta anche quasi trenta campionati in Serie B, 28 per la precisione, l’ultimo datato 2005-06. Nel suo passato ha però vissuto momenti ancora più esaltanti. È stata, infatti, la prima squadra della regione a raggiungere la Serie A, nel 1971-72 dopo uno spareggio. Giunta al secondo posto a pari merito con Atalanta e Bari, si rivelò decisiva la rete di Angelo Mammì nella partita al San Paolo contro i Galletti per regalare la massima serie alle Aquile del Sud.

Questa prima apparizione, seguita da qualche anno di assestamento tra A e B, è stata l’anticipazione di alcune annate mai più ripetute: il Catanzaro mantenne la massima serie per 5 stagioni, a cavallo tra fine anni Settanta e inizio Ottanta. È proprio in quel periodo che raggiunse il miglior piazzamento della sua storia: un incredibile settimo posto. Trascinatore e simbolo di quegli anni è stato senza dubbio Massimo Palanca (“Uno dei migliori sinistri d’Europa”, secondo Sandro Ciotti – nella foto), diventato il miglior realizzatore della storia del club, autore tra l’altro di più di dieci gol direttamente su calcio d’angolo.

A quelle stagioni brillanti risale anche il raggiungimento di un paio di semifinali in Coppa Italia. Non è questo però il miglior risultato nella coppa nazionale. Infatti, nel 1965 quando si trovava in Serie B, la squadra allenata da Dino Ballacci sfiorò il titolo in finale contro la Fiorentina, uscendone sconfitta solo a causa di un rigore segnato quasi allo scadere dei supplementari da Bertini. Tra le partite da ricordare c’è anche una vera e propria amichevole di lusso. Il Catanzaro, dopo la prima stagione in A, disputò una di quelle tournée all’estero così diffuse oggi, nel continente americano tra Canada e Stati Uniti. Qui scende in campo anche per una partita contro il Santos di Pelé, conclusasi con 7 reti a 1 per i brasiliani: 2 le marcature di O Rey. (TP)

Foto: Italyphotopress.

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