“Caro bambino di 10 anni, non rientri più nei nostri quadri tecnici…”

“Caro bambino di 10 anni, non rientri più nei nostri quadri tecnici…”

“Caro bambino di 10 anni, non rientri più nei nostri quadri tecnici…nel ringraziarti per l’impegno profuso…ti salutiamo cordialmente”.
Questa è una parte della lettera che un ragazzino di 10 anni ha ricevuto dalla sua, ormai ex, società di scuola (???) calcio.
Non potevamo fare finta di niente…
Abbiamo chiesto un parere in merito a questa vicenda quasi surreale alla nostra Isabella Croce, psicologa che si dedica da sempre a progetti educativi coi bambini, docente ai corsi centrali del Settore Tecnico di Coverciano e autrice dell’indispensabile n° 7: Il calcio dei bambini.

Leggete il suo commento:

Come sempre più spesso accade anche ieri abbiamo assistito al lato oscuro, nel senso degenerativo, del calcio.
Tutte corrette e giuste le considerazioni, le critiche di accompagnamento agli articoli che descrivevano il fatto: una lettera di dimissioni a un bambino di dieci anni. Possiamo unirci anche noi a questi commenti, soffermandoci sull’aspetto comunicativo e sulla sua grande importanza. Quando comunichiamo sono sempre presenti due livelli di comunicazione di cui non sempre siamo consapevoli.
Uno è il livello del contenuto, che dice che cosa stiamo comunicando: l’informazione che vogliamo dare al nostro interlocutore. L’altro è il livello della relazione, che dice che tipo di relazione vogliamo instaurare con la persona a cui ci rivolgiamo.
Tante volte i due livelli sono chiari e coerenti e questo vuole dire che la nostra comunicazione ha molte possibilità di essere efficace e rispettosa di chi abbiamo di fronte. Tante altre volte un livello è chiaro e l’altro no, oppure nessuno dei due livelli lo è. Il nostro episodio purtroppo ricade in quest’ultimo caso: quello in cui sono inadeguati e scorretti entrambi perché trattano un bambino come un adulto professionista.
Sono proprio i bambini ad essere più attenti all’impatto emotivo dei nostri messaggi e soprattutto ad avere bisogno di imparare a rispettarsi proprio grazie al rispetto e alla lealtà che mettiamo noi adulti nei loro confronti. Non dobbiamo scordarcelo mai.
Infine, sono tante le volte che evidenziamo comportamenti inadeguati da parte dei genitori di bambini e ragazzi che frequentano scuole calcio e settori giovanili, mentre oggi dobbiamo fare i complimenti proprio a dei genitori che hanno voluto denunciare un episodio grave che non deve essere considerato solo come un semplice errore o come un caso isolato ma come il fatto che dobbiamo ancora lavorare tanto, con energia, entusiasmo e competenza per alimentare la cultura sportiva.

Isabella Croce