Si ritorna in porta

Si ritorna in porta

Claudio Filippi

Il campionato è finito, i risultati sono sotto gli occhi di tutti e ci si interroga sull’andamento della stagione appena trascorsa (Filippi, 2009). È un momento particolare, si pensa a ciò che di buono è stato fatto e cosa bisogna migliorare; in pratica, ci si proietta sul futuro e con un pizzico di adrenalina si prepara la nuova avventura. Una nuova sfida è alle porte, un nuovo ritiro pre-campionato darà l’imprinting all’intera stagione. Da anni, durante i corsi di aggiornamento, incontro allenatori di portieri che mi chiedono: «Parliamo della preparazione precampionato? Come possiamo comportarci?». Le domande sono ricorrenti, pertanto l’argomento è sicuramente di comune interesse.

Infatti, in particolar modo durante l’estate, anche gli allenatori dei portieri delle squadre dilettantistiche, diventano un po’ “professionisti”, cioè hanno a disposizione parecchie sedute ravvicinate; talvolta c’è spazio sia per l’allenamento mattutino sia per quello pomeridiano. Quindi il quesito è: l’allenamento è solo un contenitore in cui inserire delle esercitazioni oppure è un periodo nel quale utilizzare proposte progressive per conoscenza e difficoltà, utili a raggiungere obiettivi fisici, tecnici e tattici? Proviamo a rispondere nelle prossime righe a questa e altre domande che vengono di conseguenza.

Tre momenti

In primo luogo, l’obiettivo della preparazione è quello di costruire uno stato di forma che elevando le capacità fisiche, tecniche e tattiche dei giocatori consenta di essere subito competitivi ad avvio stagione (Tessitore, 1997).
A tale scopo la preparazione può essere suddivisa in tre fasi:

  • attivazione (5-6 giorni);
  • costruzione (3 settimane);
  • avvicinamento alle gare (1 settimana).

In parole molto semplici, la fase di attivazione consente all’atleta di raggiungere un livello di fitness sufficiente per affrontare quella di costruzione. In passato, questo momento veniva svolto dai calciatori durante le vacanze estive, attualmente è consuetudine inserire questo periodo collegialmente prima della partenza per il ritiro. La fase di costruzione, invece, ha lo scopo di far crescere lo stato di forma delle capacità fisiche e tecniche; aumentano, infatti, il volume e l’intensità del lavoro. La fase di avvicinamento alle gare propone la settimana tipo che in linea di massima sarà sviluppata nel corso della stagione.

Come avrete potuto intuire, quello della preparazione non deve essere un momento a parte, ma è solo il primo, seppure ben definito, dell’intera stagione sportiva e l’allenatore dei portieri, in questi giorni, avrà la possibilità di comunicare gli intendimenti per i successivi dieci mesi (imprinting). Per esempio, se un tecnico durante l’anno non avrà molto tempo a disposizione (2-3 allenamenti settimanali) e sceglierà di non eseguire la parte fisica specifica per insistere sull’ambito tecnico-tattico, tranne che per il primo periodo di attivazione (5-6 giorni), comincerà a operare secondo lo schema che adotterà in seguito.

È una scelta condivisibile perché l’allenamento tecnico, se svolto con adeguata intensità, include lo sviluppo delle componenti atletiche ed è preferibile a quello misto, in cui le esercitazioni di tecnica sono precedute da balzi di varia natura.

Infatti, l’atleta rischia di non effettuare correttamente né la parte fisica né quella tecnica, con palese difficoltà per il mister nel correggere i gesti specifici del ruolo. E se l’allenatore dei portieri non corregge, decade uno degli aspetti per cui è stata istituita la figura di uno specialista nella cura e nella preparazione dei numeri uno (Filippi, 2008).

Come lavorare?

In che modo, però, si costruisce uno stato di forma per essere competitivi a inizio stagione? Grazie ai mezzi e ai metodi di allenamento. Ogni tecnico avrà i propri, ma tutti i mister, anche se con modalità differenti, dovranno scegliere in merito agli aspetti aerobici, di forza, tecnici e tattici che desidera inserire nella programmazione. Infatti, è proprio nella decisione e nella collocazione di questi aspetti che si possono incontrare più difficoltà. Proviamo a fare chiarezza, ricordando che il “buon senso” è fondamentale. Sempre!

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