Attaccare una squadra chiusa

Attaccare una squadra chiusa

Un’idea di lavoro

Riporto di seguito una parte della programmazione che prevede la strutturazione di una seduta tecnico-tattica con obiettivo quello di fissare alcuni assunti per superare il blocco di una squadra avversaria che predilige sviluppare la fase di non possesso, posizionando tutti gli effettivi dietro la linea della palla, nella propria metà campo. Ovvero come attaccare una squadra chiusa. La seduta sarà improntata su un “attacco posizionale manovrato”, il cui fine è quello di “stanare” l’oppositore, provocando delle reazioni affinché gli avversari si possano disunire e concedere degli spazi dove sviluppare successivamente la fase di finalizzazione, che può avvenire “dentro” centralmente o “fuori”, sulle fasce.

La programmazione lavorativa fa riferimento a una tipica sessione svolta nel microciclo inserita nei giorni centrali della settimana (mercoledì o giovedì) durante il campionato, nei quali i ragazzi hanno già condizionato e interiorizzato alcuni princìpi; hanno recepito insomma tutti quei codici che fanno parte di un attacco posizionale manovrato organizzato. Tenendo presente la situazione che “gli avversari non portano pressione ultra-offensiva”, la progressione didattica ha inizio con la semplice attivazione tecnica con palla, dove vengono forniti i primi rudimenti sui princìpi da inserire nei contesti tattici, passando da altri momenti (2) fatti di possessi posizionali situazionali, per terminare con una partita a tema con l’obiettivo di verifica e conferma dell’avvenuta interiorizzazione di quanto effettuato.

Prima fase, attivazione tecnica, trasmissione e ricezione

L’attivazione tecnica è strettamente collegata all’obiettivo principale della sessione e introduce quegli input, quelle gestualità singole e “gruppali”, che vengono successivamente sviluppati in situazione con avversari, tenendo presente la logica di continuità. Si tratta di una semplice esercitazione propedeutica fatta per catene, con trasmissioni di passaggi, scambi, ricerca del terzo uomo, doppie combinazioni, imbucate, smarcamenti, rotazioni, contromovimenti e 1-2… In ogni posizione vi sono delle sagome. Nella figura 1 si può notare chiaramente lo schieramento della catena di centrodestra di un 4-3-3, su distanze reali per consentire scambi rapidi e brevi. Si ipotizza una progressione di questo tipo:

  • primo step, “gioco a chi vedo” – la prima richiesta è quella che chi è in possesso deve trasmettere la palla al compagno “che vede”, con buona intensità e precisione, a un tocco e rasoterra, rimanendo fissi nelle proprie posizioni e in leggero movimento. Giocare “a chi vedo” vuol dire che chi riceve non può, ad esempio, far scorrere la sfera e servire il compagno posizionato alle sue spalle. Se la palla è in possesso di DC che dà origine alla sequenza di passaggi e serve CI, questo può servire nuovamente a muro a DC oppure ai suoi lati DE o PL;
  • secondo step, “do e seguo” – si inserisce un movimento di mobilità che è dato dal seguire la traiettoria della palla. Quindi si va a occupare lo spazio di chi serve il pallone. I giocatori si posizionano in modo tale da non trovare interferenze con le sagome e dare soluzioni di continuità al l’esercizio. Ovviamente si va ad aggiungere un altro elemento sul posto di chi avvia la proposta per non lasciare una postazione vacante;
  • terzo step, “controllo orientato” – la dinamica è uguale a quella precedente, con la variante che chi riceve parte posizionato dietro la sagoma e, al momento opportuno, compie un movimento di allontanamento per controllare la sfera, orientandosi verso la direzione della successiva giocata. In tal caso i tocchi sono due e si richiede anche solerzia nell’esecuzione;
  • quarto step, “1-2” – DC serve DE che compie un movimento in allontanamento dall’avversario (simulato) lungo la sua linea e non verso il possessore; DC si ripropone in appoggio per gestire un passaggio a muro, innescando di fatto la combinazione di 1-2 con l’obiettivo di provocare una pressione utile a creare lo spazio vuoto funzionale per ricevere nuovamente la sfera. La sequenza continua con altre combinazioni fino a ricreare in scala ridotta simulazioni di sviluppi con l’aggiunta di movimenti atti a creare interscambi di posizioni. Con l’aumentare della conoscenza comunicativa, incrementano di pari passo pure le tantissime combinazioni che si possono proporre;
  • quinto step, “terzo uomo” – la modalità è simile all’esercizio sopra descritto con la variante in questo caso rappresentata dalla soluzione di passaggio di DC che riceve da DE. Infatti, in tale situazione, DC anziché servire nuovamente DE per chiudere la giocata con l’1-2, passa a un terzo uomo “saltando” almeno una linea di giocata.
Seconda fase, rondo

La progressione continua con dei rondos il cui scopo è quello di riportare all’interno di tali mezzi i princìpi sviluppati in maniera analitica nell’attivazione. In tale occasione si ha la possibilità di riconoscere quegli aspetti che si verificano in gara, anche se in scala ridotta, con un numero parziale di giocatori, ma che consentono all’atleta la responsabilità di effettuare la scelta opportuna, in quanto vi è la presenza di oppositori che attivamente ostacolano le varie idee di giocata. Il rondo, nella fase iniziale, viene eseguito coi possessori che si posizionano all’esterno di un triangolo e l’oppositore all’interno. L’obiettivo è fornire al giocatore con palla appoggi esterni per aggirare la linea di pressione rappresentata dall’elemento che ha il compito di “sporcare” le giocate ed eventualmente sottrarre palla (figura 2). Una variante è che i giocatori possono eseguire il possesso stando all’interno del triangolo.

Come si può notare nella figura 3, la successiva evoluzione prevede due triangoli, dove vi sono due giocatori che rappresentano i costruttori centrali, due esterni e ancora un centrale in posizione più avanzata che agisce da raccordo dentro al campo. In tale circostanza, si verifica una collaborazione su più linee, in quanto – oltre alla possibilità di sviluppo sugli esterni – vi è quella di eseguire trasmissioni verticali sul giocatore centrale posto alle spalle degli oppositori. La fase prosegue con uno sviluppo a meta. L’esercitazione precedente è propedeutica a quella in figura 4. In successione, si aggiungono tutti gli effettivi sia per la squadra in fase offensiva sia per gli oppositori. Il principio che si intende portare avanti in questa fase è il “giocare dentro” con il play prima di proporre in avanti. Vista la netta superiorità, la squadra in possesso deve compiere 10 passaggi prima di avanzare.

Come detto l’unico ad attivare la sopraddetta fase sarà il play, il quale riceve palla su giocata diretta da uno dei due difensori centrali oppure da uno dei due difensori esterni, vista anche la disposizione avversaria su tre linee. In un secondo momento avviene un 8>8 con obiettivo a meta, da raggiungere con scambio, passaggio diretto o guida. Ovviamente il calciatore che va in meta non può stazionare anticipatamente in tale spazio prima che la palla gli venga servita. Le varianti da applicare sono diverse così come numerosi sono gli obiettivi condizionanti, che possono mutare a seconda delle esigenze personali e pure in rapporto alla disposizione tattica difensiva degli avversari Dopo un paio di mesi di lavoro, preferisco lavorare senza i jolly (o comodini), per avvicinarmi quanto più possibile al modello gara e rendere reale l’esercitazione.

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