Duella e collabora

Duella e collabora

Quanto conta coi bambini più piccoli lavorare, partendo dall’1>1, sulle prime forme di collaborazione semplice. Le situazioni di gioco e come stimolare istinto, fantasia e libertà.

Il grande maestro Johan Cruijff sosteneva: “Il calcio consiste fondamentalmente in due cose, la prima: quando hai la palla, devi essere in grado di passarla correttamente. La seconda: quando te la passano, devi saperla controllare. Se non la puoi controllare, tantomeno la puoi passare…”.
Se è giusto che ogni bambino aspiri a un modello di giocatore ideale (come ad esempio Messi, Ronaldo e Neymar), lo stesso deve valere per il team, a prescindere dalla fede calcistica. L’allenatore da buon ispiratore deve portare quegli esempi positivi che facciano sognare e fantasticare i piccoli calciatori. Alcune squadre nel corso della loro storia hanno lasciato un segno indelebile, mostrando una filosofia di gioco che ha tracciato una strada seguita poi da molti; l’Olanda del 1974, il Milan di Arrigo Sacchi, il Barcellona di quest’ultimo decennio e non ultimo il Bayern Monaco di Pep Guardiola.

Gli undici da cui trarre idee e ispirazione, oltre ad avere giocatori di classe (perché avere un’ottima padronanza di palla è fondamentale per collaborare con i compagni), devono mostrare un gioco decisamente propositivo e divertente, che mette in luce le qualità dei singoli in un contesto ben organizzato; a un bambino potremmo spiegare tutto ciò facendo l’esempio di un “piatto equilibrato” composto da una buona rete di passaggi veloci e di spunti individuali. Coi più piccoli, è necessario infondere coraggio nella manovra, azzardando e rischiando fin dalla costruzione dal portiere, cercando di imporre il proprio stile di gioco a prescindere dall’avversario, dall’impegno (amichevole, campionato, tornei…) oppure dal risultato.

Può sembrare banale, ma ricordo che è dall’atteggiamento che l’allenatore mostra in allenamento e poi in gara, che i piccoli atleti fondano il loro gioco in campo; ciò determina il grado di libertà, di tranquillità e di sicurezza delle giocate singole oppure di quelle tra i compagni di squadra. La parola d’ordine per il mister deve essere sempre: coerenza.

I buoni esempi e la tecnologia

Al giorno d’oggi è possibile portare i campioni in campo, magari non materialmente ma almeno in modo virtuale: i bambini infatti apprendono osservando e le nuove tecnologie ci possono aiutare a farli sognare, immaginare e stupire ancora di più; quindi non dobbiamo avere remissioni nel portare in campo un tablet oppure uno smartphone. Ad esempio, vi possono essere diversi team che in una certa fase di gioco mostrano interessanti spunti didattici; mi vengono in mente alcune rapide combinazioni in fase d’attacco dell’Arsenal a fine anni ‘90 di Arsène Wenger o il Napoli di Maurizio Sarri di adesso; combinazioni vincenti che spesso creano spettacolari azioni da gol. Attenzione, non parlo di lunghe giocate manovrate… e di analisi con i più piccoli! Ma di mettere in cerchio i bimbi dopo un paio di esercitazioni e mostrare un breve video di 15-30’’, giusto per stupirli e sorprenderli!

Coi più piccoli (in tema di duelli) suggerisco che vengano presi come esempi azioni che portano a concludere a rete, magari a ridosso dell’area di rigore, perché richiamano maggiormente la loro attenzione e allo stesso tempo coltiveremo l’essere propositivi e la ricerca costante della via del gol. Il motto dell’allenatore deve essere stupire il più possibile il proprio allievo, con parole, immagini, storie e aneddoti. In questi tempi, dove ben poco è lasciato all’immaginazione e al pensiero libero, abbiamo il dovere morale di fornire continui esempi positivi ai nostri bimbi. Radio, televisione, internet, ormai bombardano in prima linea anche i giovanissimi con ogni tipo di informazione e messaggio, dunque è compito di ogni allenatore selezionare il meglio da proporre per farli crescere secondo una filosofia di calcio positiva e ben codificata.

Attenzione però: un conto è ispirarsi agli adulti e catturare con intelligenza i giusti spunti perché un bambino possa, mediante un percorso didattico, arrivare in un futuro a muoversi in campo e collaborare con i compagni come i grandi campioni, un altro discorso è scimmiottare ciò che fanno “le squadre dei massimi campionati” eseguendo un semplice copia e incolla. Quindi gli esempi rimangono tali per ispirare i nostri bimbi e non perché debbano imitare passo passo il gioco dei grandi.

Poter scegliere

Nel gioco a 5 giocatori, devono rimanere prioritari gli spunti individuali per creare superiorità numerica, lasciando massima libertà espressiva possibile ai bambini, ma, progressivamente e poi parallelamente al percorso dell’1>1, è essenziale fornire al giocatore altre soluzioni per risolvere le situazioni. In questo senso parliamo di “collaborazione” e i mezzi per esplicitarla al meglio sono la trasmissione e il controllo. I duelli migliori per stimolare la collaborazione nei più piccoli sono di conseguenza il 2>1 e il 3>1. Si tratta di giochi e duelli in superiorità numerica, con o senza vincoli, che aiutano a stimolare, oltre alle giocate individuali, un’altra soluzione per mantenere il possesso o superare l’avversario cercando di segnare.

Ma procediamo per gradi: è essenziale che i bambini scoprano con gradualità cosa voglia dire passare e controllare correttamente palla. In tal senso è consigliabile iniziare un classico duello 1>1 preceduto da uno scambio (passaggio, ricezione e trasmissione) tra difensore e attaccante. Ecco che l’allenatore focalizza la sua attenzione sulla prima parte dell’esercizio (trasmissione e controllo) e lascia pieno sfogo alla creatività nella seconda (duello 1>1). Una volta presa confidenza con questi due gesti è possibile sperimentare un duello collaborativo. Anche in questo caso come accade con gli 1>1, il “fare” del bambino è protagonista; l’allenatore dal canto suo lo può guidare alla scoperta dei semplici princìpi collaborativi. Portare un bambino a “poter scegliere” è un traguardo considerevole, il passo successivo sarà poi il “saper scegliere”, ma questo sarà un processo che durerà per l’intero percorso del settore giovanile.

Gioco dinamico e fantasia

Alcuni semplici accorgimenti possono favorire la collaborazione tra giocatori: innanzitutto la superiorità numerica, poi le dimensioni del campo (gli spazi ampi all’inizio risultano determinanti per favorire i passaggi e i controlli) e non ultimo il comune interesse nel raggiungere un obiettivo che sia motivante e divertente. In questo senso gli stessi campetti usati per l’1>1 possono essere riutilizzati, variando talvolta le misure, per i duelli 2>1 e 3>1, il tutto in base al livello del gruppo e all’età dei giocatori. L’elemento motivante più comune è “fare gol”, possibilmente sfruttando una o più porte difese dal portiere, cercando soluzioni non banali ma creative (ricordate il concetto di fornire esempi visivi stimolanti, le azioni rapide dei grandi campioni in zona gol). Il tutto eseguito alla massima velocità. Spesso e volentieri le prime soluzioni saranno abbastanza scolastiche e vedranno i bimbi mantenere le loro posizioni come se corressero lungo dei binari come dei trenini.

Se in un primissimo momento può andare bene, non dobbiamo accontentarci e conviene provare a far scoprire loro quanto sia importante muoversi per il campo, magari anche in modo disordinato, ma cercando sempre di creare dinamismo. Ed è proprio grazie alla metafora del trenino e dei binari che possiamo scoprire insieme che i veri campioni non seguono binari o percorsi stabiliti, ma sono guidati talvolta dal proprio istinto e dalla loro fantasia e dalla possibilità di muoversi liberi per il terreno di gioco. A tal proposito un escamotage è farli incrociare obbligatoriamente alla partenza di un 2>1, perché scoprano di poter spostarsi per il campo liberamente e perché ogni movimento li renderà maggiormente imprevedibili agli occhi dell’avversario di turno.

Ragionare, pensare e… tanto istinto

Non c’è allenatore che vorrebbe in squadra giocatori che non ragionino: la strada della scoperta dei semplici princìpi di gioco è la via giusta per permettere a un bambino di capire l’azione che sta eseguendo in campo e il suo perché (lavoro sui princìpi). Attenzione però all’istinto, è un’arma rapida, spesso non prevedibile per l’avversario: l’istinto in molti giovani giocatori porta a delle scelte rischiose, azzardate che vanno decisamente in contrasto con il ragionamento e le soluzioni nelle teste degli allenatori, ma spesso sono giocate fantasiose e vincenti. Concedere libertà creativa ai bambini anche in fase di collaborazione vuol dire accettare il rischio delle loro decisioni talvolta ragionate, talvolta istintive e di conseguenza i tanti errori che ne derivano. L’allenatore deve spronare e stimolare il bambino affinché in campo avverta sempre la possibilità di “poter scegliere”.

A tal proposito porto sempre un esempio che anni fa mi capitò allenando i bambini dell’Atalanta: il mio piccolo attaccante stava ricevendo palla spalle alla porta marcato da un “grosso” difensore. Il centrocampista era a sostegno a un paio di metri, pronto per ricevere lo scarico. Io dalla panchina mi faccio sentire con il mio classico “ragiona” (parola che in loro accende un ipotetico “trillo” come a intendere “Ehi, hai più soluzioni!”). Ma prima che potessi finire il giovane numero nove gioca la palla di interno tacco all’esterno che stava arrivando sulla fascia… Questo esempio è quanto di più esaustivo per riassumere il concetto di rischio, di libertà e di scelta istintiva. Per i bambini ci deve stare anche se la giocata non riesce. Soprattutto deve essere premiata dall’allenatore l’intenzione, facendolo poi ragionare anche sulle altre possibilità a disposizione! Il nostro intento deve essere sempre quello di costruire, mattoncino su mattoncino, le fondamenta del piccolo giocatore, lavorando non solo sulle sue qualità tecniche e sulle idee che deve sperimentare in campo, ma anche sul suo atteggiamento, sul suo coraggio e lo spirito di iniziativa.

La tecnica applicata e i duelli

Parallelamente allo sviluppo delle capacità dei singoli, deve venire coltivata nel bambino la capacità di saper comunicare. Controllo e trasmissione sono metaforicamente i mezzi per comunicare all’interno di una squadra, più saranno sviluppate questa due tecniche, migliore sarà la comunicazione tra i giocatori e di conseguenza il possesso palla. È necessario che il passaggio sia accompagnato da un segnale verbale (sia di chi lo esegue e sia da chi lo riceve) perché si abituino in allenamento e in gara a comunicare e farsi sentire dal compagno. A tal proposito si possono usare combinazioni di vario genere a 2 o 3 giocatori per calciare in porta. E lo stesso vale per esercizi di tecnica applicata a 3 o più elementi per scoprire la trasmissione e il controllo.

La superfice anatomica che verrà maggiormente sollecitata sarà l’interno del piede; il giovane allievo, oltre a sviluppare e interiorizzare il gesto tecnico del controllo, ne scoprirà i princìpi basilari per una perfetta applicazione. Un possesso palla di qualità non può prescindere da trasmissioni e “stop” precisi. Attraverso i duelli, poi, scopriamo la fase collaborativa più vicina al gioco. È necessario in seguito inserire all’interno della seduta altre esercitazioni che amplino il concetto di possesso palla come “rondos” e giochi di posizione in superiorità numerica. Di seguito alcune proposte pratiche.

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