Lo stile Benfica: tra tattica e identità

Lo stile Benfica: tra tattica e identità

Carlo Pizzigoni

Possiamo notare dalla foto 1 come i terzini si posizionano in prossimità delle linee laterali, rimanendo arretrati e offrendo soluzioni di trasmissione ai centrali, supportando così la costruzione del gioco, senza preventivamente invadere la metà campo rivale. I due costruttori centrali che cominciano ogni azione sono quasi sempre Nicolas Otamendi e il classe 2003 Antonio Silva. A loro è affidato il compito di trovare le soluzioni di progressione del pallone verso la porta avversaria, coadiuvati dai due mediani, Enzo Fernandez e Florentino Luis.

Schmidt ha pensato bene fino ad oggi di tenere abbastanza “basilari” i flussi di questa costruzione 4+2, partendo sempre dai piedi dei due centrali, con gli esterni bassi che fungono da sfogo laterale quando la pressione al centro è intensa e forte. I due mediani sono quindi liberi di muoversi fronte palla per soluzioni verticali interne oppure, quando necessario, abbassarsi tra difensori. La foto 2 mostra appunto come Florentino occupi lo spazio all’interno della prima area di costruzione nell’incontro contro la Juventus. Aggiungendo un giocatore, tra l’altro difficile da raggiungere per la pressione bianconera composta qui dai due attaccanti Vlahovic e Milik, condizionati da un’inferiorità numerica contro i 3 giocatori del Benfica (Otamendi, Silva e lo stesso Florentino), si mettono in crisi i meccanismi di aggressione.

Naturalmente a ogni situazione corrisponde una reazione avversaria, ma i princìpi fondamentali del Benfica sono chiari e delineati. Se la prima costruzione può essere simile in diversi momenti e contro differenti avversari, lo sviluppo successivo è strettamente collegato alle interpreta­zioni dei quattro uomini più offensivi della squadra: João Mario, Rafa Silva, David Neres e Gonçalo Ramos. L’uscita di palla dalla metà campo del Benfica passa attraverso la fantasia, la comprensione del gioco e la capacità di manipolare e occupare gli spazi di questi elementi, a cui va aggiunta la presenza di Fredrik Aursnes, frequentemente inserito nella formazione titolare e uomo di fiducia del tecnico che ne ha richiesto l’acquisto. Rafa Silva, João Mario e Ramos sono sicuramente gli elementi con maggior fluidità posizionale. Neres e Aursnes si alternano, con funzioni variabili. Nello specifico abbiamo già citato come le strutture più adoperate assomiglino a un 4-2-3-1 o a un 4-4-2.

Volendo sovvertire l’impatto dei numeri, va sottolineato come il Benfica alterni situazioni con giocatori che occupano spazi quasi “fissi” ad altre dove volutamente la “fluidità” diventa un’arma in più. Questo in particolare perché João Mario e Aursnes nel momento in cui ricoprono funzio­ni di esterni d’attacco, non amano restare solo su binario laterale, ma si muovono a seconda delle richieste del gioco e in base alle loro intuizioni per il bene della squadra. Nella foto 3 osserviamo come João Mario, consapevole delle pressioni attuate dal PSG, offra una soluzione d’uscita del pallone al compagno Antonio Silva muovendosi in appoggio, all’interno dell’interspazio di destra. La reazione avversaria e nello specifico di Verratti con un passo di chiusura sul possibile tragitto della palla da Silva a Mario, diventa decisiva per lo smarcamento di Florentino, libero di ricevere e far progredire il gioco in avanti.

Allo stesso modo, nella partita in trasferta contro il Porto, si può notare come dal lato opposto in costruzione, il movimento ibrido di Aursnes costringa Otavio a chiudere in qualche modo lo spazio di passaggio tra Otamendi e il norvegese stesso, consentendo però lo “sfogo” laterale verso Grimaldo (foto 4). Da qui appunto possiamo risalire, mettendo insieme i pezzi di un puzzle comunque indivisibile, all’importanza che Schmidt vuole dare in costruzione a quelle posizioni dei laterali aperti e bassi sul campo. Così come è fantastico vedere Aursnes e João Mario galleggiare in rifinitura, partendo dapprima da una posizione anche più esterna e poi venendo dentro nei mezzi spazi a favorire dubbi di interpretazione difensiva agli avversari.

Dall’immagine precedente è chiara pure la splendida relazione che c’è nel gioco del Benfica tra Rafa Silva e in qualche modo Ramos; e viceversa. Silva rappresenta un ec­cellente compromesso tra fantasia e trasfor­mazione in praticità. Il talento ex Braga riesce a raccogliere quante più informazioni possi­bili dalle posizioni dei compagni per inserirci dal canto suo fantasia nei movimenti e nei gesti. Lo si è visto fungere da seconda punta, ma pronto ad approfittare del movimento di Aursnes seguito dall’avversario, per captare il momento giusto per impadronirsi dell’area sguarnita, alle spalle del terzino Pepe. A sua volta Gonçalo Ramos ne gioverà per aprirsi dei varchi in appoggio, fungendo da rifinitore e quindi dissestando la struttura difensiva rivale. Se così non fosse, potrebbe verificarsi l’esatto contrario: Ramos attacca gli spazi pro­fondi, con il portoghese che invece lavora in rifinitura.

Il tutto quasi fosse un copione, un qualcosa che si può benissimo già prefigurare, e che invece poi puntualmente cambia e sorprende gli avversari. È questa la grandezza, l’abilità che il Benfica produce nel suo gioco. Ovvero la capacità di non garantire sicurezze difensive agli avversari, utilizzando varie soluzioni offensive. Si prepara con una sistemazione strutturale che sembra portare a produrre una determinata giocata, per poi puntualmente metterne in atto un’altra. Una volta oltrepassata la prima costruzione, quando il pallone è tra i piedi dei giocatori chiave offensivi lusitani, ecco che le rotazioni d’attacco arrivano sempre più frequentemente.

Contro il PSG (foto 5) vediamo come negli ultimi 30 metri Aursnes, Rafa Silva e João Mario vogliano dipingere “opere” a modo loro. João è pronto a ricevere sul lato, dopo una sponda di Rafa, che si posiziona fuori dal marcamento del reparto difensivo degli opponenti, in una sorta di supporto di finalizzazione per un eventuale cut-back dello stesso João Mario. Aursnes, che solitamente staziona in zona centro-sinistra offensiva, non si limita a muoversi accompagnando, ma riconosce e attacca uno spazio tra i centrali difensivi dei parigini; è approssimativamente lì che riceverà per poi assecondare ciò che Rafa aveva appunto calcolato avvenisse: palla in scarico su di lui e conclusione. Da notare come Gonçalo Ramos influisca sul comportamento e sulla distanza dei restanti difendenti, pronto ad attaccare la palla su un cross o sull’eventuale respinta del portiere.

Volendo osservare qualche altra soluzione del Benfica, nello sviluppo centrale, vediamo un esempio di ciò che nella gara contro la Juventus a Torino hanno molto ben ottenuto manipolando la struttura difensiva avversaria. Nella foto 6 David Neres è risultato decisivo quanto a mobilità e interscambiabilità. Infatti, dopo aver giocato un pallone, da una posizione laterale, in scarico verso Floren­tino, continua la sua corsa verso il centro e va a lavorare da secondo attaccante in linea con il compagno Ramos, costringendo Miretti a “mollarlo” nel marcamento e Bonucci a ricompattarsi insieme all’altro centrale Bremer per seguire l’azione dello stesso Neres. A quel punto pos­sono venir fuori le doti di Enzo Fernandez nelle giocate verticali in rifinitura, raggiungendo l’ennesima “trovata” posizionale di Rafa Silva, libero di gestire palla e puntare indisturbato il reparto difensivo bianconero.

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